SAPRANNO LE ASSOCIAZIONI DELLE RINNOVABILI RESISTERE ALLE TENTAZIONI O SI SVENDERANNO AL MIGLIORE OFFERENTE?

Negli ultimi anni il settore elettrico è cambiato nella composizione del suo mix e, soprattutto, nella sua visione di medio periodo in modo molto profondo. Basti pensare che non più di trent’anni fa il combustibile principale utilizzato era il petrolio e non sembrava in discussione la sua centralità anche futura.
Invece, a cavallo dell’inizio del nuovo millennio, il gas è diventato centrale ed ha sostituito in gran parte i prodotti petroliferi nella produzione elettrica, mentre nell’ultimo decennio abbiamo visto le Fonti Rinnovabili crescere impetuosamente arrivando oggi a coprire oltre il 40% del mix nazionale.
Questo percorso virtuoso nell’utilizzo di fonti di energia via via meno impattanti per quanto riguarda l’emissione di CO2, è certamente destinato a continuare per una serie di motivi: mutamenti climatici, consumo delle risorse, emissioni nocive, rischi geopolitici e sicurezza degli approvvigionamenti energetici. A fine anno si terrà la COP21 di Parigi dove, per la prima volta in oltre 20 anni di negoziati delle Nazioni Unite sulla questione climatica, si proverà a raggiungere un obiettivo legalmente vincolante finalizzato a mantenere sotto i 2°C il surriscaldamento globale. Inoltre, nella Capitale francese si definiranno i percorsi dal 2020 al 2030 e poi fino al 2050, nella lotta ai cambiamenti climatici e verranno definiti gli obiettivi comuni e gli strumenti necessari a raggiungerli.
Come si vede, quindi, il futuro energetico dei prossimi anni si decide nei prossimi mesi e per questo è facile aspettarsi, come sempre accade in queste fasi, un attacco massiccio dei grandi gruppi che vedono minacciato il loro futuro e che cercheranno di difendere i loro privilegi in ogni modo. Non sfuggirà, infatti, che un cambio di paradigma così deciso come quello in corso non si è mai visto, nel passato si trattava di capire quale fonte fossile sarebbe stata più utilizzata ma nella sostanza i players non variavano molto. Ora la strada è invece abbastanza nuova e rischia di spiazzare i campioni nazionali tradizionali che, se non corrono a modificare le loro politiche, rischiano seriamente di trovarsi fuori gioco.
C’è da dire che in realtà un percorso di convivenza pacifica ci sarebbe ed è quello che il Presidente dell’AEEGSI Guido Bortoni ha recentemente delineato nel corso della Relazione Annuale, dove ha auspicato una sempre maggiore elettrificazione del Paese nei consumi finali (dagli usi domestici di riscaldamento/rinfrescamento a quelli per la cottura fino alla mobilità) e uno spostamento dei consumi di gas sulla produzione elettrica insieme alla crescita delle Fonti Rinnovabili. Questo percorso è quello maggiormente sostenibile sia da un punto di vista del necessario innalzamento dell’efficienza dei sistemi di produzione, sia per quanto riguarda le minori emissioni di CO2. In questa direzione vanno le proposte di modifica delle tariffe che l’AEEGSI è in procinto di definire.
L’aumento dei consumi elettrici, infatti, potrebbe far rifiatare gli impianti tradizionali oggi in difficoltà e consentire loro di convivere con le FER in crescita, tuttavia questo ha senso solo se servirà a gestire intelligentemente la transizione. Se c’è una cosa chiara è che le FER continueranno la loro crescita, dipenderà dai tempi e dai modi ma il nostro mondo si affrancherà sempre più dalle risorse fossili, è solo questione di tempo. Se invece questa tregua servirà a combattere l’ineluttabile transizione l’esito sarà solo quello di ritardarla sprecando un’altra occasione. Se questo tentativo di resistenza a oltranza dovesse concretizzarsi, ci si dovrebbe aspettare anche una riorganizzazione sia dal lato comunicativo sia, e soprattutto, da lato della rappresentanza del settore fossile, mirante alla difesa dello status quo. Anche nel passato si sono registrati alcuni tentativi di mettere a tacere le voci dissonanti e “fastidiose” ma almeno due associazioni, Assorinnovabili ed ANEV, sono sempre rimaste a difesa degli imprenditori delle fonti pulite di energia, tutelando e difendendo gli interessi del sistema e sorreggendo le scelte di non discriminazione di tali fonti. In questa fase quindi dovremo assistere senza dubbio ad altri e ben più diretti tentativi finalizzati ad una voce unica a difesa dei richiamati interessi fossili che tenterà di sopire le altre.
Questo attacco, facilmente prevedibile, desta non poche preoccupazioni perché rischia di vanificare tutti gli sforzi fatti fino ad ora. Tuttavia siamo sicuri che almeno le due principali Associazioni delle Rinnovabili non si arrenderanno a tale disegno e continueranno a far sentire la loro voce. D’altronde sarebbe un suicidio incomprensibile vedere i vincitori abbandonare il campo in un momento, quello attuale, che vedrà le rinnovabili rappresentare la maggioranza del mix energetico del Paese.
Questo cambiamento epocale deve vedere, invece, un analogo passaggio nella rappresentanza Associativa che pertanto, lo diciamo da alcuni anni, deve finalmente essere sdoganata e vedere il settore delle Rinnovabili assurgere al ruolo che gli compete, quello di rappresentare oltre la metà del comparto elettrico nazionale. Quindi si rende necessario avere una rappresentanza indipendente, svincolata dai vecchi schemi e soprattutto libera di continuare a difendere gli interessi generali. È certo che il settore fossile tenterà il colpo di coda, già se ne è avuta qualche avvisaglia, ma il mondo delle rinnovabili risponderà, ne siamo sicuri, con un’unica voce a difesa della propria libertà di impresa e del proprio futuro che finalmente si sta delineando come vincente.