INTERVENTO DELL'ANEV PRESSO L'AEEG PER L'AUDIZIONE ANNUALE

L’ANEV HA PRESENTATO ALL’AUTORITA’ PER L’ENERGIA ELETTRICA E IL GAS LE PROPRIE OSSERVAZIONI NELL’AMBITO DELLE AUDIZIONI ANNUALI RISERVATE ALLE ASSOCIAZIONI E AGLI OPERATORI DEL SETTORE ELETTRICO. NEL DOCUMENTO PRESENTATO E ALLEGATO ALLA PRESENTE, L’ANEV HA POTUTO DETTAGLIARE A FONDO LE NUMEROSE CRITICITA’ ANCORA APERTE E PROPORRE ALCUNE SOLUZIONI CHE POTREBBERO RISOLVERE LE QUESTIONI ANCORA APERTE.
IN ALLEGATO IL DOCUMENTO CONSEGNATO ALL’AUTORITA’
Spett.le Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas
Direzione Energia Elettrica
Piazza Cavour, 5
20121 Milano
Oggetto: Memoria ANEV, Associazione Nazionale Energia del Vento, presso l’Audizione dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas del 22 Luglio 2009
Spett.le Autorità per l’energia elettrica e il gas,
prima di esporre in dettaglio i punti individuati nell’ordine del giorno riteniamo utile effettuare una breve presentazione della scrivente Associazione ed alcune considerazioni preliminari.
L’ANEV – Associazione Nazionale Energia del Vento – è l’associazione di protezione ambientale, riconosciuta ai sensi della Legge 8 luglio 1986 n. 349, costituita nel luglio 2002 che vede riuniti oltre 2.000 soggetti rappresentanti il comparto eolico nazionale in Italia e all’estero, tra cui produttori e operatori di energia elettrica e di tecnologia, impiantisti, progettisti, studi ingegneristici e ambientali, trader elettrici e sviluppatori che operano nel rispetto delle norme e dei regolamenti Associativi.
L’ANEV è membro di Confindustria Energia ed è l’Associazione Italiana presente nel Board direttivo delle corrispondenti associazioni Europee e Mondiali quali il WWEA–GWEC–EWEA oltre ad aderire a UNI-CEI-AIEE. Tra gli scopi dell’Associazione vi è quello di concorrere alla promozione e utilizzazione della fonte eolica in un rapporto equilibrato tra insediamenti e natura, nonché quello di promuovere la ricerca e lo sviluppo tecnologico finalizzato all’utilizzo della risorsa vento e all’uso razionale dell’energia, oltre che alla diffusione di una corretta informazione basata su dati reali.
L’obiettivo di conciliare lo sviluppo della produzione di energia pulita con le necessarie tutele di valorizzazione e salvaguardia del territorio, ha portato l’ANEV a intraprendere una stretta collaborazione con le principali associazioni ambientaliste che ha portato alla sottoscrizione di un Protocollo d’intesa con LEGAMBIENTE, WWF e GREENPEACE che sono finalizzati a diffondere l’eolico tutelandone il corretto inserimento degli impianti nel paesaggio.
L’ANEV si pone, grazie alla sua esperienza specifica e all’alta professionalità degli associati, come l’interlocutore privilegiato nell’auspicato processo di collaborazione con le Istituzioni e con tutti gli organi di informazione sensibili ai temi ambientali e interessati alla divulgazione di una corretta informazione basata sull’analisi scientifica dei dati diffusi.
Le considerazioni preliminari sono incentrate nel voler fare un pubblico ringraziamento all’Autorità per aver aumentato di anno in anno l’apertura verso le Associazioni e verso gli Operatori non solo attraverso i documenti di consultazione ma anche tramite i seminari, le presentazioni e soprattutto i tavoli tecnici e i gruppi di lavoro oltre alle occasioni tradizionali quali quella odierna.
Le tematiche all’ordine del giorno sarebbero diverse oltre a quelle proposte ma quest’ultime, riteniamo siano le più urgenti, con una premessa di carattere generale.
L’attuale quadro normativo vede lo sviluppo delle rinnovabili negli obiettivi al 2010 e al 2020 come strada già decisa e il mancato raggiungimento degli obiettivi indicati per il settore elettrico comporterebbero dei costi per il sistema che purtroppo spesso anche la stessa Autorità non conteggia.
L’analisi complessiva dei costi presente anche nell’ultima relazione annuale infatti evidenzia come possibile criticità il costo di un obbligo comunitario assunto per il tramite di un trattato internazionale, e non calcola invece il costo dell’eventuale inadempimento, cosa che rischia ancora una volta di farci trovare a ridosso della scadenza con la necessità di porre in campo azioni straordinarie per evitare il fallimento degli obiettivi.
Peraltro sembra utile ricordare che, come facilmente riscontrabile dalle memorie lasciate gli scorsi anni, tali segnalazioni da parte della nostra Associazione sono sempre state evidenziate, seppur evidentemente con poca attenzione da parte di chi avrebbe a nostro modo di vedere recepirle.
Analoga osservazione dobbiamo purtroppo fare in merito alla non ascoltate previsione che l’ANEV ha negli anni formalizzato in merito al rischio che il ritardo infrastrutturale legato al mancato sviluppo della Rete in linea con la realizzazione degli impianti eolici, avrebbe generato per il sistema, cosa purtroppo puntualmente accaduta.
Per elencare puntualmente le criticità provvediamo ad elencare i principali aspetti che riteniamo debbano attirare le attenzioni e gli interventi dell’Autorità:
1) Criticità di connessione e dispacciamento dell’energia elettrica da fonte eolica (Del. 330/07);
2) Recepimento pacchetto Clima Energia;
3) Trasparenza mercato Certificati Verdi;
4) Completamento e stabilità del quadro normativo (Linee guida nazionali – Burden sharing);
5) Applicazione rapida delle novità introdotte dal trasferimento dell’obbligo di acquisto dei CV.
Anche se alcuni di questi temi non coinvolgono in maniera diretta l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, come attività regolatoria, riteniamo utile proporli in quanto, coinvolgono e coinvolgeranno l’AEEG in maniera indiretta ma potranno comportare inefficienze e quindi costi per il sistema.
TRATTAZIONE PUNTUALE
1) LE AZIONI DI MODULAZIONE E LA DELIBERA 330/2007
L’argomento, come già ribadito, è in fase di discussione presso il tavolo aperto dall’Autorità, ma questa audizione pubblica è comunque una occasione per continuare a far presente come le azioni di modulazione, tutte, stiano arrecando disagi rilevanti non soltanto sotto l’aspetto della mancata produzione ma soprattutto sotto l’aspetto finanziario.
Il problema riguarda al momento in maniera omogenea buona parte degli impianti situati in Campania, Puglia e Basilicata oltre ad alcuni impianti situati in Sardegna, e discende in parte dalla mancata corretta applicazione delle norme contenute nel Codice della Rete in merito alla priorità di dispacciamento dell’energia elettrica da Fonte Rinnovabile non programmabile, e in parte dal mancato adeguamento della Del. 330/07 da parte dell’AEEG che più volte abbiamo sollecitato e che tarda ancora a vedere la luce nonostante il rischio di gravi danni per la aziende del settore.
Le azioni di modulazione si verificano sistematicamente a causa della scarsa capacità delle linee elettriche afferenti tali impianti, lo comprendiamo, e con frequenza crescente sulle dorsali a 150 kV, che non riescono a convogliare tutta la potenza in immissione degli impianti, essendo le stesse alquanto datate, ma spesso sembra che le azioni di modulazione non rispettino le specificità tecniche degli impianti.
Infatti se ben si comprende la necessità di tenere in sicurezza la Rete, meno chiaro è come si possa per una Fonte Rinnovabili non programmabile come è pacificamente l’eolico, dare ordini di riduzione per periodi di più giorni che di fatto sono un controsenso tecnico (non potendosi preventivamente sapere quale sarà il carico dell’impianto in questione il giorno o i giorni successivi a quello dell’ordine).
Durante l’anno 2008 le azioni di modulazione sono state una costante portando alcuni impianti ad essere limitati nel funzionamento nell’ordine complessivo del 30% rispetto alla potenza nominale, mentre vi sono casi di impianti limitati per oltre il 70% della potenza fino ad alcuni casi in cui la potenza limitata è stata totale, ovvero il 100%; queste limitazioni hanno comportato per periodi limitati il rischio concreto di non consentire il ripagamento dei progetti e quindi il DEFAULT finanziario con tutte le drammatiche conseguenze possibili.
Come detto sopra le azioni di modulazione sono infatti utilizzate sia per risolvere problematiche inerenti la rete (funzionamento o lavori sulle stesse), sia come soluzione ai problemi dovuti alla scarsa capacità di trasporto della stessa, ma nella sostanza si ritiene che il fine ultimo sia sempre il medesimo, ovvero come soluzione alle criticità di trasporto, caratterizzanti tali dorsali elettriche della RTN che non ha seguito la crescita della capacità produttiva secondo le domande di connessione negli anni presentate.
Tale grave mancanza del soggetto titolare della concessione del servizio di Gestore della Rete di Trasmissione Nazionale avrebbe dovuto, a nostro modo di vedere, avere anche da parte dei soggetti preposti alla verifica e al controllo dell’adempimento dei compiti ad esso assegnati, una maggiore attività volta ad evitare l’attuale situazione da cui tuttavia si deve in tempi rapidissimi uscire per evitare ulteriori danni e ulteriori conseguenti azioni.
A livello nazionale le modulazioni impartite nel corso del 2008 possono essere stimate in oltre 1.000 MW sull’intero territorio nazionale continentale, oltre ad altri 200 MW in Sardegna e sulla base di questi dati è possibile calcolare statisticamente i dati medi di mancata produzione che in maniera cautelativa si attestano su circa 700.000 MWh che se non verranno ristorati adeguatamente ai produttori, facilmente porteranno ad azioni volte al loro recupero e a prevenirne l’ulteriore aumento.
D’altro canto la mancata produzione ha generato un danno, un tempo definito virtuale, ma ad oggi reale agli operatori da fonte rinnovabile eolica di circa 57.500.000,00 euro dovuto al mancato accredito (e relativa possibilità di vendita) dei Certificati Verdi in conseguenza della obbligata limitazione di potenza, generando un concreto rischio finanziario per gli impianti coinvolti.
Il danno rimane virtuale in quanto la normativa prevede sì un allungamento del periodo di riconoscimento dei certificati verdi il quale, però, anche se aumentato del 20% non è garante della stessa linea produttiva alla luce delle modifiche normative intervenute a dicembre 2008 e ancora non recepite dall’AEEG nonostante i nostri ripetuti appelli.
Infatti l’allungamento a 15 anni della durata del CV, seppur limitato di oltre il 50% nel valore, ha di fatto impedito la possibilità di incremento del periodo di riconoscimento dei CV in quanto oggi la scadenza dei 15 anni corrisponde al periodo per effettuare il rifacimento.
Inoltre tale opportunità è assolutamente indifferente ai piani finanziari e ai vincoli che gli stessi impongono annualmente agli imprenditori dell’eolico in quando non consentono comunque di ripagare il debito.
La disciplina attuale necessita quindi di una adeguata e immediate interpretazione che consenta agli operatori di normalizzare i flussi finanziari seriamente compromessi dalla erronea interpretazione della Deliberazione dell’Autorità in vigore. Infatti non essendo gli impianti eolici programmabili risulta ingiustificato un ordine di modulazione più lungo delle 12/24 ore successive, e il ristoro dei CV non prodotti deve essere contestuale alla modulazione, e infine deve essere verificata con assoluta certezza il rispetto dell’ordine della priorità di dispacciamento ogni volta che azioni di modulazione vengono poste in essere.
Pertanto si presentano anche in questa sede le seguenti proposte:
1) Riconoscimento giornaliero delle modulazioni come non programmabili anche qualora gli ordini pervenuti coprono un periodo superiore al singolo giorno.
2) Il mancato accredito dei Certificati Verdi causato dalla modulazione deve essere recuperato contestualmente.
3) La ricostruzione della misura deve essere fatta, quando possibile, con strumenti tecnologici in grado di fornire il dato reale (anemometro di centrale);
4) Il valore della mancata produzione di elettricità e Certificati Verdi conseguente alla modulazione deve essere remunerata almeno bimestralmente ad un valore pari a 180 €/MWh per il coefficiente relativo, come disciplinato dalla normativa vigente onde evitare che vada perso alla luce delle modifiche introdotte dall’allungamento della durata dell’incentivazione.
Al fine di rendere affidabile il sistema di remunerazione delle perdite per mancata produzione per gli effetti della Delibera 330/07, si propone di superare l’attuale meccanismo, o quanto meno di affiancarlo a quello esistente, al fine di renderlo quanto più possibile corrispondente al dato reale prevedendo:
1) Un sistema che si basi, in alternativa all’attuale, sui dati anemometrici rilevati in corrispondenza dell’impianto con le dovute garanzie sulla certezza e riservatezza del dato;
2) Si propone altresì di superare la differenziazione tra limitazioni in potenza programmate e non programmate, in quanto queste ultime sono causa della gran parte delle perdite e allo stato attuale non vengono compensate in alcun modo.
Infine si deve sottolineare che nell’ultimo periodo TERNA sta chiedendo ai piccoli produttori di rinnovabili in merito alle connessioni, di autorizzare per loro conto parte della RTN di rafforzo utile all’impianto per il quale l’operatore propone la connessione, cosa che rischia di bloccare lo sviluppo delle Rinnovabili; la soluzione non è infatti allungare a sei anni la realizzazione dell’impianto ma di ridurre a tre anni (o anche meno) la realizzazione delle opere di rafforzamento della Rete.
2) RECEPIMENTO PACCHETTO CLIMA-ENERGIA
Su questo punto occorre iniziare da subito a lavorare alla normativa di recepimento in virtù del fatto che è già iniziato il conteggio alla rovescia per gli obblighi al 2020, data la pubblicazione, nella Gazzetta Ufficiale UE, del “pacchetto clima-energia” che prevede il recepimento delle Direttive entro il 5 Dicembre 2010, e la relativa notificazione dei piani nazionali entro il 30 Giugno 2010.
Quanto sopra prende anche spunto e forza in relazione a quanto scritto da codesta Autorità nella Memoria per l’audizione presso la XIII Commissione Territorio e Ambiente del Senato svoltasi a Roma il 25 febbraio 2009, (ma anche nella Memoria presso la X Commissione Attività Produttive del 11 febbraio 2009) ovvero:
“Il “pacchetto 20/20/20” della UE rappresenta, come accennato in premessa, una grande sfida e una grande opportunità. Sfida e opportunità accentuate dalla negativa fase congiunturale che l’intera economia mondiale sta attraversando in questi mesi. L’energia, con gli effetti dei prezzi petroliferi del triennio 2005/2008 (un’impennata impressionante nel 2008, fino a quasi 150 $/barile) ha certamente contribuito a determinare la crisi. Ora invece, l’energia può contribuire a far uscire dalla crisi, e le fonti rinnovabili possono rappresentare, per un Paese come l’Italia, anche una delle opportunità di rilancio di settori nuovi dell’industria e della ricerca, in funzione anticiclica. Ciò a patto, però, di riuscire a indirizzare gli interventi sulle tecnologie e sui metodi di incentivazione capaci di ben coniugare efficacia ambientale, alta ricaduta sul sistema Paese, corretto impatto dei costi sui consumatori finali.”
In questo ambito e ricordando che il dato che l’Italia ha come obiettivo per le rinnovabili è del 17% che per il settore elettrico non dovrebbe discostarsi molto dal 30% sul CIL, e ricordando anche che l’attuale obiettivo Comunitario al 2010 è del 25% di produzione elettrica da Fonti Rinnovabili sempre sul Consumo Interno Lordo, quello che manca è un calcolo serio e approfondito su COME raggiungere questo obiettivo.
Le analisi svolte dall’AEEG negli ultimi anni infatti sono state più mirate a criticare gli impegni Governativi assunti in materia che non a indicare la strada migliore per raggiungerli, oggi crediamo che serva un supporto autorevole che indichi la migliore strada da seguire, considerando tuttavia non solo i costi dello sviluppo delle rinnovabili ma anche quelli del non fare, delle penalità, della mancata occupazione, della crescente dipendenza energetica, delle emissioni inquinanti e di ogni altro aspetto connesso.
Solo sulla base di informazioni vere e certificate potremo infatti assumere decisioni che non siano alla base minate da elementi non rispondenti al vero (come per esempio continuare a considerare i costi del sistema dei CV come costi che vanno in bolletta, cosa che non avviene più del 1999 !!!).
3) TRASPARENZA MERCATO CV
Certezza e stabilità del quadro normativo sono presupposti fondamentali per lo sviluppo di qualsiasi attività imprenditoriale, e, a maggior ragione, per quelle ad elevato contenuto tecnologico quali sono le attività di produzione di energia elettrica, per di più quella a fonte rinnovabile.
Le recenti modifiche normative pertanto, riteniamo rischino ancora una volta di comportare aumento di costi per i produttori di energia elettrica da Fonte Rinnovabile eolica, con conseguente aumento dell’inefficienza del sistema e di difficoltà di accesso al finanziamento dei progetti.
I Certificati Verdi rappresentando la parte incentivante del quantum spettante al produttore qualificato IAFR dovrebbero essere “veicolabili” in maniera trasparente in modo tale da permettere anche al piccolo produttore di cimentarsi nello scambio di mercato e non essere assoggettato o assoggettabile a speculatori interessati a fare man bassa di titoli verdi da rivendere.
Eventuali collusioni oligopolistiche già rappresentate da ANEV presso il Garante per la Concorrenza recano grave danno a tale mercato ed hanno come conseguenza la formazione di un mercato unilaterale mentre scopo delle riforme avviate con il Decreto Bersani erano e sono il libero mercato, mentre gli operatori da fonte rinnovabile si sono più volte ritrovati in una situazione di impotenza nei confronti di una domanda allineata su posizioni univoche, così in Borsa, così nelle contrattazioni bilaterali.
Una soluzione a siffatto andamento del mercato potrebbe essere attuata con una piccola modifica al sistema di scambio dei CV prevedendo una borsa obbligatoria per tutti, e/o portando la validità del certificato ad un anno e non a tre, com’è attualmente, cosa che almeno in parte consentirebbe di dare maggiore stabilità al mercato e di intervenire meglio con eventuali azioni correttive.
Un mercato obbligatorio andrebbe ad aumentare trasparenza e liquidità e se abbinato ad una struttura operativa gestita da una piattaforma che aggreghi domanda e offerta non più in modalità visibile, come è ad oggi, ma in una modalità più vicina a come avvengono gli scambi in ambito finanziario porterebbe gli operatori ad evitare eventuali comportamenti al limite dell’etico.
4) COMPLETAMENTO E STABILITÀ DEL QUADRO NORMATIVO (LINEE GUIDA NAZIONALI – BURDEN SHARING)
L’ANEV ritiene opportuno, anche alla luce del molto tempo trascorso da quando tali provvedimenti sarebbero dovuti essere emanati, di ripercorrere il quadro entro il quale tali provvedimenti si muovono, e quali obiettivi e finalità ne rendono necessaria la rapida emanazione.
La norma Comunitaria di riferimento è la Direttiva Comunitaria 2001/77/CE del parlamento europeo e del consiglio del 27 settembre 2001 sulla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità.
L’Italia ha recepito nell’ordinamento interno tale Direttiva con il D. Lgs. 387/03 del dicembre 2003 “Attuazione della direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità”.
Il D. Lgs. 387/03 stabilisce che tali provvedimento di semplificazione e organizzazione dovevano essere emanati in Conferenza Unificata su proposta dei Ministeri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e dei Beni Culturali da molto tempo ma a tutt’oggi ancora nulla.
Questo premesso, si constata che la ratio della norma di semplificazione dell’iter autorizzativo, era di fornire con un provvedimento degli strumenti di semplificazione, riduzione degli ostacoli normativi, di accelerazione amministrativa, ed incremento dell’efficienza volti esclusivamente all’aumento della produzione di elettricità da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno.
In questi anni tuttavia non si è riusciti ad avere tale provvedimento che, evidentemente, deve essere una procedura di svolgimento della Conferenza dei Servizi, cui allegare un documento di linee guida per l’inserimento di tutti gli impianti nel territorio, con una specifica attenzione (seppur non esclusiva) agli impatti visivi dell’eolico e del suo inserimento nel paesaggio.
Viceversa il documento recentemente circolato sembra essere in aperto contrasto, se non addirittura avere finalità opposte a quelle della norma primaria da cui dovrebbe discendere, con l’esito di risultare controproducente e addirittura ostativo rispetto al possibile raggiungimento dell’obiettivo di semplificazione e promozione delle fonti rinnovabili di energia.
Se semplicemente si utilizzasse un approccio di comparazione rispetto alle altre tecnologie rinnovabili e no, si scoprirebbe l’assurdità di voler porre in capo a chi realizza infrastrutture energetiche rinnovabili oneri e imposizioni molto più restrittive di quelle comunemente accettate per le altre tecnologie anche non rinnovabili.
Una rapida emanazione di detti provvedimenti garantirebbe ancora una volta chiarezza per gli investitori, per gli operatori e per gli Enti locali che ospitano gli impianti, ci attendiamo un intervento proattivo anche da parte dell’Autorità che possa aiutare alla rapida definizione della questione.
5) RAPIDA EMANAZIONE DEI DECRETI ATTUATIVI DEL DDL SVILUPPO (AS-1195B) SULL’OBBLIGO DEI CV PER CONTENERNE GLI ASPETTI NEGATIVI
Dal punto di vista di un produttore da fonte rinnovabile lo spostamento (tout court) dell’obbligo non dovrebbe comportare allarmismi in quanto, nella sostanza, dovrebbe variare solo l’interfaccia con la quale raffrontarsi nella vendita dei Certificati Verdi necessari ad assolvere all’obbligo qualora non si abbia la possibilità di immettere energia prodotta da fonti rinnovabili.
Questo è corretto, però solo in teoria, in quanto la previsione introdotta nel DDL va analizzata nella sua globalità e contestualizzata alla consuetudine, tutta italiana, di inosservanza delle scadenze imposte dal Legislatore stesso.
Infatti la previsione inserita nei commi oggetto del trasferimento è alquanto generica e rimanda ad un successivo decreto la definizione, entro sei mesi dalla pubblicazione della legge, delle modalità con le quali attuare quanto previsto, rischiando quindi di generare quella incertezza (data dal rischio, concreto, che la tempistica non venga rispettata) che inesorabilmente andrebbe a danneggiare il sistema “rinnovabile” del nostro Paese.
Inoltre come giustamente rilevato dall’Autorità sul tema lo spostamento rischia di generare ulteriori criticità dovute dalla difficoltà pratica di applicazione del medesimo oltre, aggiungiamo noi, a snaturare il sistema che evidentemente ora pone in capo l’obbligo a soggetti non in grado di incidere sulla produzione.
Infatti l’incertezza è un freno allo sviluppo in quanto i produttori/imprenditori sono meno stimolati ad investire e le Banche, che devono finanziare, rimangono in stand-by fino a che la situazione non torna limpida, mentre gli operatori attivi si trovano nel rischio di andare in sofferenza rispetto alle loro scadenze finanziarie, e tutta questa incertezza, ancora una volta si trasforma in inefficienze e costi per il sistema.
A tale proposito si vuole ricordare quanto scritto in occasione della “Memoria per l’audizione presso la Commissione straordinaria, per la verifica dell’andamento generale dei prezzi al consumo e per il controllo della trasparenza dei mercati, del Senato della Repubblica” presentata dall’Autorità in data 22 Aprile 2009:
“In tema di Certificati Verdi, pare opportuno cogliere questa opportunità per attirare l’attenzione sull’emendamento 16.63 all’AS 1195, approvato in Commissione. Esso prevede che l’obbligo di acquisto dei certificati verdi sia trasferito dai produttori ai “soggetti che concludono con la società Terna Spa uno o più contratti di dispacciamento di energia elettrica in prelievo”, ossia tutti i venditori di energia elettrica. Questa nuova disciplina snaturerebbe il meccanismo e la ratio stessa dei CV – che è quella di promuovere la realizzazione di nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili – disperdendo i destinatari dell’obbligo su una platea ampia, frammentata e difficilmente controllabile. Verrebbe così intaccato l’obiettivo principale dei CV, che è quello di indurre la produzione di energia da fonti “verdi”, cosa che i produttori (dotati anche di maggiori capacità di investimento) hanno scelto di fare principalmente in proprio. Inoltre i CV si trasformerebbero sempre più da meccanismo di mercato (e quindi autocalmierante) in mezzo amministrato, connotabile come “piccolo CIP6”, a rendita garantita.”
Si è concordi con quanto scritto dall’Autorità, ma allo stato attuale delle cose occorre far sì che la mancanza di una corretta definizione delle modalità applicative di quanto stabilito non porti all’ingessamento del settore rinnovabile del nostro Paese.
Pertanto codesta Associazione chiede all’Autorità per l’energia elettrica e il gas di farsi parte attiva affinché le procedure e gli stessi atti, ad oggi in sospeso e in evoluzione, non arrechino al mercato delle fonti rinnovabili tutte un danno che ne possa comprometter lo sviluppo o la stessa sussistenza.
Alla luce delle molte e puntuali osservazioni riportate, dalle quali siamo certi emerga una situazione complessiva alquanto complicata, chiediamo all’Autorità di farsi parte attiva nella definizione di un articolato che armonizzi e regolamenti in maniera organica il settore delle Fonti Rinnovabili e che ci consenta di procedere con la massima efficienza e velocità verso l’adempimento degli obiettivi assunti in materia di sviluppo delle Fonti Rinnovabili di Energia.
Distinti saluti
Roma, 22.7.2009
Dr. Simone Togni
Il Segretario Generale