Target europeo 2030: l'importanza dell'eolico e delle rinnovabili

La definizione del target europeo di incremento delle Rinnovabili al 2030 rappresenta, nel dibattito attuale sull’energia, uno dei temi più caldi. L’ANEV ha espresso sin dall’inizio la sua posizione, ritenendo opportuno un innalzamento della quota del 27% individuata dalla Commissione europea, ad almeno il 45% e auspicando l’individuazione di un vincolo per i singoli Stati membri. La consapevolezza che è in atto un cambiamento del sistema energetico mondiale, sempre più votato a soluzioni green e sempre più low carbon, unita alla necessità di porre un rimedio ai cambiamenti climatici, spinge a pensare ad un futuro in cui le Rinnovabili saranno protagoniste e imprescindibili. Ciò detto, il raggiungimento di un accordo ambizioso tra gli Stati Membri dell’Unione Europea che si auspica verrà raggiunto prima di ottobre, rappresenterebbe un segnale importante perché fornirebbe certezze e stabilità agli investitori nazionali e internazionali, stimolerebbe l’occupazione e renderebbe più sicure le nostre forniture energetiche, fragili e soggette a possibili messe in discussione, come la recente crisi in Ucraina ha dimostrato.
In tale percorso, l’eolico in Italia ha già dato prova di avere una marcia in più e di aver raggiunto maturità, sia dal punto di vista tecnologico che di know how, tanto da far diventare l’Italia oramai da alcuni anni esportatrice netta di componentistica, sia dal punto di vista economico, essendo una delle fonti rinnovabili ad aver raggiunto la grid parity e a puntare alla market parity. In tale contesto, va detto che l’eolico, spesso incriminato con le altre rinnovabili di gravare troppo sulla bolletta degli italiani per il finanziamento degli incentivi, riuscirebbe oggi a reggersi ugualmente, qualora si sostituisse il meccanismo di incentivazione come attualmente concepito con sistemi più moderni di sgravi fiscali e contributi in conto capitale. Un capitolo a sé lo dovrebbero avere poi delle politiche specifiche per piani di ammodernamento del parco produttivo esistente che oggi viene addirittura reso meno interessante di realizzare impianti nuovi. Ciò potrebbe essere utilmente fatto coniugando perfettamente lotta alla CO2 e crescita economica e occupazionale.
È importante però che anche le altre Fonti Rinnovabili raggiungano tale livello affinché possano contribuire tutte insieme a dare una svolta ai modelli di produzione energetica oggi esistenti e, con l’aiuto del settore dell’ efficienza energetica e dei trasporti, a ridurre in maniera incisiva le emissioni climalteranti. A questo scopo, l’ANEV insieme ad altre importanti realtà del mondo delle Rinnovabili, ha dato vita ad un unico soggetto, il Coordinamento FREE (Fonti Rinnovabili ed Efficienza Energetica), fronte di rappresentanza unitaria dell’intero comparto, che ha condiviso la necessità di spingere le Istituzioni Europee a fare scelte più coraggiose. L’auspicio è che tale percorso unitario di rappresentanza associativa possa trovare presto casa comune e un adeguato riconoscimento nel settore della rappresentanza industriale.
Tornando agli obiettivi 2030, si deve considerare che soltanto ipotizzando una quota del 30% in più di Rinnovabili si potrebbero ridurre gli importi di idrocarburi di quasi 3 volte rispetto al solo 27% proposto dalla Commissione europea, e così si creerebbero 568.000 posti di lavoro in più e si risparmierebbero 260 miliardi di importazioni di fonti fossili a livello europeo.
I benefici sarebbero tangibili anche a livello nazionale. In Italia il solo eolico crea ogni anno un flusso finanziario di circa 3,5 miliardi di euro fra investimenti diretti e indiretti e conta oggi oltre 34.000 addetti e con un adeguata crescita, si potrebbe giungere a oltre 67.000 addetti nel 2020. Per fare ciò, è necessario facilitare lo sviluppo di un settore promettente, come quello delle rinnovabili e dell’eolico, eliminando barriere burocratiche, alleggerendo gli oneri che pesano oggi sulle imprese e semplificando la normativa, specie a fronte degli impegni che, auspicabilmente, verranno presi entro ottobre 2014. Si spera anzi che il Presidente del Consiglio Renzi, a giugno di turno al semestre europeo, si attivi come dichiarato, per accelerare i tempi e per raggiungere un obiettivo soddisfacente, in linea con il suo disegno di rinascita del Paese e con la volontà che l’Italia abbia un ruolo attivo nella definizione delle regole e degli obiettivi.