PRESENTATI I DATI GSE SUGLI ONERI DI SBILANCIAMENTO PER GLI IMPIANTI EOLICI: L’ANEV CHIEDE ALL’AEEG DI INTERVENIRE PER EVITARE IL COLLASSO DEL SISTEMA

Il GSE ha presentato oggi i primi dati relativi all’ applicazione della delibera 281/2012 da parte del GSE sulla previsione di produzione dell’energia elettrica immesse in rete da impianti non programmabili eolici.
Le prime informazioni sono state diffuse durante la riunione svoltasi questa mattina tra il GSE e i produttori che hanno aderito al RID, durante la quale sono stati presentati i risultati di consuntivo dei mesi di gennaio e febbraio nonché una stima preliminare, per i successivi mesi dell’anno, del valore economico degli oneri di sbilanciamento come previsto dalla deliberazione AEEG 281/2012/R/efr.
Sulla base delle informazioni fornite dal GSE gli oneri di sbilanciamento sono risultati pari a 3,93 €/MWh per il mese di gennaio e di 4,84 €/MWh per febbraio mentre la previsione annuale sarebbe pari a 3,14 €/MWh. Ovviamente i dati che il GSE ha fornito sono calcolati come media dei risultati dei singoli impianti e verranno pertanto adeguati alla singola UP tramite l’applicazione dell’algoritmo previsto, ad esempio per il mese di gennaio i dati minimi e massimi si sono attestati tra 10,60 €/MWh e 1,30 €/MWh.
Dalle prime risultanze emerge quindi che quando denunciato più volte dall’ANEV, ovvero che pretendere stime sulla produzione di energia nell’arco di una giornata, da una tecnologia che sfrutta una fonte non programmabile, come il vento, è tecnicamente impossibile e ha come risultato quello di applicare in maniera assolutamente casuale oneri diversi a impianti diversi.
L’attività di previsione della produzione oraria di impianti eolici è infatti associata ad un livello di aleatorietà elevato e fisiologico dovuto principalmente all’incertezza delle previsioni meteorologiche del vento ed il loro rapidissimo invecchiamento, oltre che e all’errore statistico dei sistemi previsionali (anche nel caso dei più avanzati, che permettono di tradurre dati meteo in previsioni di produzione di uno specifico impianto eolico), specialmente per il caso italiano in cui l’orografia del territorio è particolarmente complessa.
Lo scenario offerto dal GSE crediamo dovrebbe accelerare le necessarie contromisure da parte dell’AEEG, che l’ANEV auspica avvengano con una modifica tempestiva della richiamata deliberazione, che potrebbe utilmente rifarsi a quanto nel resto del mondo viene fatto sul tema.
L’ANEV chiede quindi, alla luce della comprovata impossibilità anche del GSE, e non per sua incapacità, di effettuare delle previsioni attendibili sul singolo impianto eolico, che l’AEEG intervenga introducendo per gli operatori del settore, i più avanzati sistemi esistenti nel campo della previsione della produzione eolica. In sostanza verificato che non è tecnicamente possibile adempiere a quando prescritto dall’applicazione della Del. 281/11, chiediamo di vedere applicato il miglior sistema esistente al mondo in tema di previsioni della produzione eolica; non è corretto infatti chiedere agli operatori eolici di effettuare previsioni che non sono tecnicamente fattibili !!
La tempestiva modifica della attuale sistema è oltremodo necessaria alla luce delle gravi ripercussioni che il settore eolico subisce da tale sistema e che andranno a gravare ulteriormente sulle aziende già in gravi difficoltà per i significativi tagli degli incentivi subiti, e che rischiano di vedere definitivamente compromessa la solidità finanziaria e la possibilità di proseguire nell’attività industriale.
Si configurano infatti penali con valori talmente elevati, oltre che retroattivi (!!) da minare la sostenibilità finanziaria degli investimenti già effettuati, oltre che impedire i nuovi, con inoltre per il produttore uno scenario con livelli di indeterminatezza economica non accettabili. La quantificazione dell’onere di sbilanciamento non è affatto correlata all’entità dell’errore delle previsioni, come dovrebbe invece essere, e grava sugli impianti in modo assolutamente casuale.
L’ANEV chiede all’AEEG di rivedere subito la delibera 281, per evitare che un intero settore industriale rischi di fallire, compromettendo gli attuali 39.000 posti di lavoro, proprio in periodo storico come quello attuale, in cui è necessario salvaguardare un settore che fino a ieri ha creato sviluppo, crescita e occupazione.